|Recensione| La famiglia Aubrey di Rebecca West

Buongiorno cari lettori,


il protagonista di oggi è La famiglia Aubrey di Rebecca West edito Fazi Editore ed uscito qualche settimana fa.


Genere: Romanzo famigliare/classico

Fazi Editore
prezzo 18 euro
pagine 560

Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune, nella Londra di fine Ottocento. Nelle stanze della loro casa coloniale, fra un dialogo impegnato e una discussione accanita su un pentagramma, in sottofondo riecheggiano continuamente le note di un pianoforte; prima dell’ora del tè accanto al fuoco si fanno le scale e gli arpeggi, e a tavola non si legge, a meno che non sia un pezzo di papà appena pubblicato. Le preoccupazioni finanziarie sono all’ordine del giorno e a scuola i bambini sono sempre i più trasandati; d’altronde, anche la madre Clare, talentuosa pianista, non è mai ordinata e ben vestita come le altre mamme, e il padre Piers, quando non sta scrivendo in maniera febbrile nel suo studio, è impegnato a giocarsi il mobilio all’insaputa di tutti. Eppure, in quelle stanze aleggia un grande spirito, una strana allegria, l’umorismo costante di una famiglia unita, di persone capaci di trasformare il lavaggio dei capelli in un rito festoso e di trascorrere «un Natale particolarmente splendido, anche se noi eravamo particolarmente poveri». È una casa quasi tutta di donne, quella degli Aubrey: la figlia maggiore, Cordelia, tragicamente priva di talento quanto colma di velleità, le due gemelle Mary e Rose, due piccoli prodigi del piano, dotate di uno sguardo sagace più maturo della loro età, e il più giovane, Richard Quin, unico maschio coccolatissimo, che ancora non si sa «quale strumento sarà». E poi c’è l’amatissima cugina Rosamund, che in casa Aubrey trova rifugio. Tra musica, politica, sogni realizzati e sogni infranti, in questo primo volume della trilogia degli Aubrey, nell’arco di un decennio ognuno dei figli inizierà a intraprendere la propria strada, e così faranno, a modo loro, anche i genitori. 




Amanti dei classici, delle saghe famigliari, di ambienti d’altri tempi, della musica e di protagonisti unici, questo romanzo è IL VOSTRO ROMANZO.

Delicato come una piuma.
Forte come acciaio.
Devastante come un uragano.
La famiglia Aubrey è tutto questo.

Eravamo ancora piccole, ma già furbe come volpi. Dovevamo esserlo. Dovevamo essere in grado di fiutare il vento e capire da quale parte sarebbe giunta la prossima sventura e prendere le nostre precauzioni, che spesso non erano esattamente del genere che i nostri genitori avrebbero approvato.

Le vicende si svolgono in una Londra di fine Ottocento, tra lo scrosciare della pioggia sui tetti e i suoni meravigliosi provenire dalla casa degli Aubrey. Sì, avete letto benissimo ”suoni”, perché tutti i componenti o almeno una buona quota della famiglia ha la passione per la musica. La mamma Clare, è una grande pianista ma per amore verso i suoi figli ora si limita a trasmetterlo a loro e lo fa nel modo più dolce e delicato possibile. 
La famiglia Aubrey è tutta al femminile, escludendo un padre non troppo attento alle finanze famigliari e il piccolo Richard Quinn il più piccolo e il più viziato della famiglia.Poi c’è Rose, voce narrante della storia, Cordelia la meno portata per la musica della famiglia ed infine Mary, gemella di Rose. 
A piccoli passi, con una scrittura piena di dettagli ed impressioni della piccola Rose, entrerete a contatto con tutta la famiglia, vivendo la loro quotidianità, il trasferimento per Londra, i pomeriggi del tè, le preoccupazioni finanziarie, e tanto, tantissimo altro ancora.

Era infatuato del denaro, per quanto non gli riuscisse di instaurarci un buon rapporto. Nei suoi confronti si sentiva come può sentirsi un uomo del suo genere con un’amante gitana: lo amava e lo odiava insieme, desiderava ardentemente possederlo e poi lo buttava via, così da sentirsi quasi male dal bisogno che ne aveva.

Ciò che ho più amato in questo primo romanzo della trilogia è la potenza con cui l’autrice descrive Clare e il rapporto con le figlie.Se consideriamo che il romanzo è stato scritto agli inizi del 900 nel pieno della Prima Guerra Mondiale, l’idea di donna indipendente, ”capofamiglia” e senza filtri è a parer mio una rivoluzione nella letteratura del secolo.Le bambine, non vivono in un mondo idilliaco coperte dalle braccia possenti della madre,anzi, loro sono a conoscenza di ogni singolo problema presente in casa e rappresentano loro stesse un’ancora fedele per la loro madre.

Adorerete rifugiarvi nelle pagine della West e a fine romanzo non vedrete l’ora di poter leggere il secondo volume per scoprire cosa l’autrice avrà riservato ai suoi personaggi.

Richard Queen disse: “Non importa. Che sia un papà o che sia l’altro finisce comunque che nessuno di noi ha nulla, e questo nulla lo possiamo dividere in quante parti vogliamo, il nulla è divisibile finché si vuole, ce ne sarà sempre una quota per tutti”

Per essere certa di avervi dato un’idea del romanzo e delle sensazioni che riuscirà a regalarvi, voglio raccontarvi qualcosa in più sull’autrice.
Rebecca West è lo pseudonimo di  Cicely Isabel Fairfield, fu una delle più importanti figure intellettuali del ventesimo secolo,suffragetta, impegnata nelle cause femministe (scelse il suo pseudonimo in omaggio all’eroina femminista di un’opera di Ibsen) e nella difesa dei principi liberali. L’amica, Virginia Wolf, la descrive come “un incrocio tra una donna di servizio e una zingara, ma più tenace di un terrier” per il suo carattere indomabile e anticonformista.*


Spero di avervi convinto sulla bellezza del romanzo,
un abbraccio,
Sara



*fonte Wikipedia