Buon sabato cari lettori,
oggi vi segnalo Camere Nascoste di Angela Marino. Un noir dalla scrittura tagliente che sono sicura vi incuriosirà dalla prima pagina!
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Trama
Una domenica di settembre, un campo di grano dorato, un bambino che rincorre un aquilone. In questo scenario idilliaco e rassicurante, nelle campagne alla periferia di un paesello in provincia di Napoli, viene ritrovato il corpo senza vita della diciottenne Diletta Ivak, studentessa. Nuda, con la pelle intatta e bianchissima, come se qualcuno avesse voluto preservarne la bellezza oltre la morte, sembra quasi che si sia addormentata tra le spighe. Solo un sottile laccio intorno alla gola e un rivolo di sangue che viene giù dalle labbra, sotto il fazzoletto con cui è stato pietosamente coperto il suo viso, suggeriscono che è stata uccisa. Non ci vorrà molto per conoscere il suo assassino, lo ritroveremo poche pagine dopo seduto di fronte al giudice in un interrogatorio che ci accompagnerà per tutto il romanzo. Lasceremo quella stanza del tribunale molto spesso per vedere cosa succede fuori, entreremo nelle case di chi resta per scoprirne le reazioni, i rimorsi, i dubbi. Osserveremo come la stampa e i media si appropriano del caso, fagocitandolo, per poi restarne spiazzati, sconvolti. Perché, scopriremo pagina dopo pagina, il caso Ivak è molto di più quello che sembra: è un delitto che ci svela le peggiori turpitudini umane, che ci mostra gli abissi in cui si cade valicando una certa linea. Quella tra il mondo del giorno e il mondo della notte, tra la luce e il buio, nel segreto delle vite che vittima e assassino conducevano parallelamente a quelle da tutti conosciute, all’insaputa dei loro cari. Perché più importante del chi, in certi crimini, è il perché. Ispirato dalle cronache, Camere nascoste è un noir che ci racconta un’altra Napoli, quella della provincia contadina che ha dovuto fare i conti con l’urbanizzazione senza che questa volesse dire progresso o modernità. E che resta ostaggio delle proprie arcaiche leggi e delle sue antiche ferite.
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Estratto
”Far volare l’aquilone. Non ne aveva nessuna voglia, ma a scuola gli avevano detto che Marcello aveva esigenze speciali, che doveva passare del tempo all’aria aperta, lontano da casa, che gli avrebbe fatto bene correre nei campi di granturco e sorridere “di meraviglia” ammirando l’aquilone. Sì, la meraviglia. E intanto lui? Per il calcio aveva solo la domenica e le partite erano iniziate, ma va be’, avrebbe seguito il punteggio online purché quel dannato coso facesse presto ad alzarsi in aria. E magari a impigliarsi a un albero, ché a quel punto Marta Gaia non avrebbe potuto rimproverargli niente. Sarebbe stato un incidente e, forse, rincasando avrebbe comprato anche i gelati, così Marcello sarebbe stato contento ugualmente e sua moglie pure. Sì, intanto il Napoli perdeva di nuovo. E ci aveva pure scommesso cinquanta euro.
Mentre Marcello correva maldestramente, l’aquilone si era messo veramente a planare. «Vola, vola!», gridava Marcellino con una voce squillante che Manuel non gli aveva mai sentito e intanto anche a lui cominciava a scappare un sorriso. Forse quell’idea non era tanto male, forse quella maestra rompiscatole non aveva tutti i torti. «Stai attento papà! Casca, ora ti casca!». Ed ecco la fine di un piccolo idillio, l’aquilone era rovinato tra le spighe non appena si era abbassata la corrente d’aria. Col vento, si sa, sono tutti bravi.
«Papà, papà, c’è una ragazza che dorme tutta sola, come Biancaneve, vieni a vedere», «Marcè, non correre, aspetta». Manuel affannava mentre tentava di raggiungere suo figlio che, intanto, si era accovacciato accanto a quello che in realtà sembrava un manichino disarticolato. «Marcello non toccare, stai indietro, aspetta!».
Qualcosa non andava. La ragazza – perché era veramente una ragazza – era completamente nuda, supina e immobile. Sul viso aveva un fazzoletto bianco con un ricamo blu. Pur senza volerci credere, Manuel capì. «Stai… bene? Posso?», chiese balbettando mentre scostava con prudenza il fazzoletto dal volto della ragazza, terrorizzato e allo stesso tempo imbarazzato di se stesso per la certezza di non ricevere risposta. La piccola tela bianca scoperse un paio di occhi chiari e vitrei aperti, che lo fissavano. Dalla bocca serpeggiava un rigagnolo rosso, ormai rappreso, di sangue. Intorno al collo la ragazza aveva una fascetta di plastica bianca che a Manuel sembrò una di quelle che aveva visto spesso usare a suo padre, elettricista, per stringere i cavi. Era serrata intorno al collo, strettissima. «Papà che succede, papà…», Marcello aveva letto il comportamento anomalo del padre e si era agitato, gli occhi gli si erano riempiti di lacrime. «Va tutto bene – lo aveva tranquillizzato Manuel mentre sbloccava il cellulare – vai a sederti sotto quell’albero e aspetta lì, io devo fare una telefonata. Ti prometto – disse con il telefonino già all’orecchio – che appena finito ci raggiunge il nonno e ti porta a prendere un gelato. Va tutto bene».
«Pronto? 113? Mi trovo nel campo di grano dietro il vecchio campanile, in contrada Necropoli, a Santa Maria del Campiglio e… insomma, credo di aver appena scoperto il cadavere di una ragazza».
L’Autrice:
Classe 1983, vive a Napoli e lavora come cronista di nera nella redazione di Fanpage.it. Nel 2014 ha pubblicato, per Round Robin, il libro reportage sulle ecomafie C’era una volta il re fiamma. Camere nascoste è il suo primo romanzo.