|Recensione| Una ragazza affidabile di Silena Santoni

Buon pomeriggio cari lettori,
come state? Io sono letteralmente sommersa da impegni e mille cose ma il tempo per i bei libri lo si trova sempre, no?
Oggi vi parlo di  Una ragazza affidabile di Silena Santoni, a metà tra romanzo famigliare e thriller psicologico 


Genere: Romanzo famigliare/Thriller psicologico

Giunti
pagine: 330
prezzo: 18 euro (cartaceo)

Un’eredità inattesa costringe Agnese a tornare a Firenze, la città in cui è nata e cresciuta e da cui è fuggita molti anni prima. Qui l’attende la sorella Micaela, che non vede da anni. La vita di Micaela ha seguito un percorso assai diverso, lontanissimo dalle scelte che Agnese ha fatto per sé: una vita tranquilla e sicura nella provinciale Ancona, un bravo marito benestante, due figlie allevate nell’agio, tutti valori che Micaela, sola, senza un’occupazione fissa, precaria per vocazione e per convinzione, irride. Attraverso un confronto che assume sempre più il carattere dello scontro, Agnese rivive, sullo sfondo dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, i ricordi dell’infanzia e della giovinezza: l’impegno nello studio, la lotta contro l’obesità, l’attrazione che evolve in amore per il cugino Sergio, il rapporto complesso con la sorella, l’invidia, mai del tutto riconosciuta, per quella propensione di Micaela a cavalcare le tumultuose vicende del suo tempo con naturalezza e incoscienza. Sembra un romanzo classico su uno dei temi narrativi ed esistenziali più archetipici: la conflittualità che spesso caratterizza i legami tra sorelle dal carattere opposto – una tranquilla e disciplinata, l’altra seduttiva e ribelle – e la resa dei conti che finalmente arriva dopo anni di incomprensioni e di silenzi. E invece, poco alla volta, inesorabilmente, il romanzo familiare si trasforma in qualcosa d’altro e di molto più inquietante. Mentre il viaggio nella memoria, negli anni più complicati e bui dell’adolescenza, sollecitato dal confronto con la sorella, riconduce Agnese al momento più doloroso e rimosso, quello che ha segnato per sempre la sua vita, un’altra preoccupazione interviene a caricarla d’ansia: le sue due figlie, in vacanza da sole e non raggiungibili telefonicamente, non danno notizie da giorni… In un susseguirsi di colpi di scena, le tessere del presente e del passato finalmente si ricompongono in un quadro imprevedibile. Tra una Firenze grigia e spenta e un paesaggio dolomitico dal quale salgono fumo e nebbie, la verità si fa largo solo all’ultimo, come un lampo accecante.

A metà tra un romanzo famigliare ed un thriller psicologico, Silena Santoni capitolo dopo capitolo ci racconta la storia di Agnese e Micaela, due sorelle che dopo tanto, forse troppo tempo, si incontrano nuovamente nella loro città natale: la bellissima Firenze.Il motivo? Un’eredità del tutto inaspettata, come lo sarà il rapporto tra le due.

Il mondo che amavo era quello che studiavo sui libri, tragico ed eroico , dove la separazione tra bene e male era chiara e le società non si nutrivano di parole ma di azioni gloriose. Era il mondo dei caduti alle Termopili, degli opliti di Maratona, di Achille che coltiva il senso sublime dell’amicizia, di Ettore che si sacrifica per la patria, così come ce lo spiegava nel suo modo coinvolgente la professoressa Conti. Più tardi a questo mondo di slanci generosi, ma votati al martirio e all’astrazione, preferii quello più rassicurante, razionale e pragmatico dei Latini e forse per questo ho scelto Giurisprudenza. Ho barattato il sentimento con la ragione, la fantasia con l’ordine.

La prima introversa, altezzosa e rancorosa,la seconda uno spirito libero, ribelle e poco conforme a compromessi.La storia prosegue tra passato e presente, non solo per le protagoniste ma anche per la città.Poter leggere della Firenze degli anni settanta è stata pura magia, il lettore è completamente catapultato nella storia che pur iniziando lentamente , quasi a voler introdurre le protagoniste in punta di piedi , evolve sin da subito con una narrazione incalzante, ricca di dettagli, di colpi di scena e scelte discutibili.

Il limite tra bene e male è labile, come tutti i limiti. Difficile comprendere quando fermarsi, mentre si vive il presente.Soltanto ora, ripensando a quegli anni, ne colgo la portata destabilizzante. È stata la nostra guerra. Come tutte le guerre ha fatto molti e prigionieri e reso più precarie le nostre vite. Come in tutte le guerre sono stati concepiti i bambini.Eravamo all’oscuro di tutto, potevamo solo avanzare qualche ipotesi.Eppure quella stagione oscura e turbolenta, forse perché è stata la mia stagione, mi appare più comprensibile di questo indecifrabile presente.

La Santoni non propina al lettore una storia idilliaca, fatta di dolcezze e riconciliazione ma dei caratteri così reali da, a volte, sembrare contraddittori e sbagliati nei modi ma è proprio questo quello che ho amato del romanzo.La storia è reale, non inganna il lettore anzi, gli propone uno spaccato di vita fatto da ogni singola sfumatura di emozione, senza tralasciare le parti buie come la gelosia, le cattiverie e le bugie.

L’essere umano non smette mai di stupire.

L’epilogo poi, ha aggiunto un valore in più al romanzo.L’autrice pur  potendo terminare come tutti ci si sarebbero aspettati, ha deciso di lanciare l’ultima granata per un finale assolutamente inaspettato e completamente conforme al sottile filo conduttore dell’intero romanzo.

Quella della Santoni, è una penna che non potete assolutamente perdere!