25 libri che tutte le donne dovrebbero leggere

Buongiorno cari lettori,
oggi vorrei dedicare un post interamente a noi donne.
Moltissime volte mi viene chiesto quale libro poter regalare ad una donna o quali sono i libri che trattano temi strettamente legati al mondo femminile quindi ecco qui la lista con i
25 libri che tutte le donne dovrebbero leggere
 
Questo articolo è stato davvero un lavoro di squadra, perché al suo interno non troverete solamente titoli da me consigliati, ho inserito, infatti, anche i consigli della community per regalarvi più spunti possibili e trovare il romanzo che fa per voi.

 
Ragazze, non c’è più tempo da perdere: bisogna fare la rivoluzione. Care lettrici (e cari lettori) di ogni età, questo appello appena lanciato da Giulia Blasi non è una boutade, ma un invito serio, formulato dopo anni passati a osservare come si muovono uomini e donne in Italia. Una società che oggi è tecnologica, in rapida evoluzione, ma purtroppo non ancora paritaria fra i sessi in termini di rispetto, opportunità, trattamento. Certo non si può dire che nel Novecento non siano stati fatti enormi passi avanti per le donne, basti pensare al diritto di voto o alle grandi battaglie per il divorzio e l’aborto. Ma dagli anni ’80 in poi il femminismo si è come addormentato, mentre il successo nel lavoro (e in politica, nell’arte…) ha continuato a essere per lo più riservato ai maschi e in tv apparivano ballerine svestite e senza voce. Per non dir di peggio: la violenza sulle donne non si è mai fermata e chi denuncia le molestie tuttora corre rischi e prova vergogna.Ecco perché oggi è giunto il momento che le ragazze di ogni età raccolgano il testimone delle loro nonne e bisnonne per proporre un cambiamento epocale, per fare una rivoluzione che ci porti tutti – maschi e femmine – a un mondo in cui ciascuno abbia le stesse occasioni per affermarsi secondo i propri talenti e non si senta più obbligato a aderire ai modelli patriarcali – cacciatori & dominatori vs angeli del focolare & muti oggetti di desiderio sessuale – che, spesso in forme subdole, continuano a esserci proposti.Sembra impossibile? Non lo è! In questo saggio profondo ed elettrizzante Giulia Blasi analizza con spietata lucidità le situazioni che le donne oggi quotidianamente vivono e offre, in una seconda parte pratica del libro, consigli concreti per mettere in atto un femminismo pieno di ottimismo e spirito di collaborazione (evviva la sorellanza!) che possa rendere tutti più sereni, rispettosi, appagati e felici. Anche gli uomini.
Un testo cruciale per molti aspetti, il primo saggio pubblicato da Virginie Despentes è un moderno manifesto femminista che devasta l’ordine sociale contemporaneo nel quale i corpi delle donne sono a disposizione degli uomini. Muovendo dalla sua esperienza personale – una giovinezza che descrive come “virile” nei circoli punk, uno stupro a 17 anni, un periodo di prostituzione, prima del successo come romanziera -, la scrittrice e regista di Nancy traccia in poco più di cento provocanti pagine una figura femminile eccentrica, ribelle, refrattaria a conformarsi alle norme di genere. Un libro che è tutt’ora un manifesto di liberazione per tutte quelle donne che non si sentono rappresentate, “le brutte, le vecchie, le camioniste, le frigide, le malscopate, le inscopabili, le isteriche, le tarate, tutte le escluse dal mercato della gnocca”.

“La passione di Artemisia” narra dell’incessante lotta della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell’arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell’amore e dell’esistenza. Violentata dal suo maestro, Artemisia subì, nel corso della sua vita, non soltanto l’onta di un processo pubblico nella Roma papalina, e l’umiliazione di un matrimonio riparatore con Pietro Stiattesi, artista mediocre, ma anche un duro, terribile confronto con il suo avversario più temibile: il grande pittore Orazio Gentileschi, suo padre.
 
Kantu è giovane, bella, piena di interessi e di entusiasmo. Vive a Cuzco, una città del Perù, e trascorre le sue giornate tra lo studio, gli amici, le feste. Non conosce nulla delle antiche tradizioni andine, della scienza della Pachamama, degli insegnamenti dei curanderos. Non la interessano. Un giorno, un evento inatteso sconvolge il suo universo, costringendola a confrontarsi con una realtà a lei incomprensibile. Disposta a tutto pur di conquistare l’uomo che ama, Kantu intraprende un cammino difficile che la porterà a riscoprire l’energia che c’è in lei.
 
In questo saggio molto personale, scritto con grande eloquenza – frutto dell’adattamento di una conferenza TEDx dal medesimo titolo di straordinario successo – Chimamanda Ngozi Adichie offre ai lettori una definizione originale del femminismo per il XXI secolo. Attingendo in grande misura dalle proprie esperienze e riflessioni sull’attualità, Adichie presenta qui un’eccezionale indagine d’autore su ciò che significa essere una donna oggi, un appello di grande attualità sulle ragioni per cui dovremmo essere tutti femministi. In un contesto in cui il femminismo era considerato un ingombrante retaggio del secolo scorso, la posizione di Adichie ha cambiato i termini della questione. Alcuni brani della sua conferenza sono stati campionati da Beyoncé nel brano Flawless e hanno fatto il giro del mondo. La scritta FEMINIST a caratteri cubitali come sfondo della performance dell’artista agli Mtv Video Music Awards e il famoso discorso dell’attrice Emma Watson alle Nazioni Unite in cui si dichiara femminista sono segni evidenti del fatto che c’è un prima e un dopo “Dovremmo essere tutti femministi”.
 
Nell’ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema “Le donne e il romanzo”. È l’occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria. Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura. Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva “denaro e una stanza tutta per sé”? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero. Con uno scritto di Marisa Bulgheroni.
 
Dolore, amore, abbandono, guarigione; questi i temi di cui parla Rupi Kaur in “Milk & Honey”… Uno strumento per affrontare, tramite la poesia, i momenti più difficili della vita, perché “il bene è dappertutto, devi solo essere disposto a vederlo”.
 
Tara, la sorella Audrey e i fratelli Luke e Richard sono nati in una singolare famiglia mormona delle montagne dell’Idaho. Non sono stati registrati all’anagrafe, non sono mai andati a scuola, non sono mai stati visitati da un dottore. Sono cresciuti senza libri, senza sapere cosa succede nel mondo o cosa sia il passato. Fin da piccolissimi hanno aiutato i genitori nei loro lavori: in estate stufare le erbe per la madre ostetrica e guaritrice, in inverno lavorare nella discarica del padre, per recuperare metalli. Fino a diciassette anni Tara non aveva idea di cosa fosse l’Olocausto o l’attacco alle Torri gemelle. Con la sua famiglia si preparava alla sicura fine del mondo, accumulando lattine di pesche sciroppate e dormendo con uno zaino d’emergenza sempre a portata di mano. Il clima in casa era spesso pesante. Il padre è un uomo dostoevskiano, carismatico quanto folle e incosciente, fino a diventare pericoloso. Il fratello maggiore Shawn è chiaramente disturbato e diventa violento con le sorelle. La madre cerca di difenderle, ma rimane fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta. Poi Tara fa una scoperta: l’educazione. La possibilità di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa. Una rivelazione. Il racconto di una lotta per l’autoinvenzione. Una storia di feroci legami famigliari e del dolore nel reciderli.
 
Quando era solo una bambina, per Michelle Robinson l’intero mondo era racchiuso nel South Side di Chicago, dove lei e il fratello Craig condividevano una cameretta nel piccolo appartamento di famiglia e giocavano a rincorrersi al parco. È stato qui che i suoi genitori, Fraser e Marian Robinson, le hanno insegnato a parlare con schiettezza e a non avere paura. Ma ben presto la vita l’ha portata molto lontano, dalle aule di Princeton, dove ha imparato per la prima volta cosa si prova a essere l’unica donna nera in una stanza, fino al grattacielo in cui ha lavorato come potente avvocato d’affari e dove, la mattina di un giorno d’estate, uno studente di giurisprudenza di nome Barack Obama è entrato nel suo ufficio sconvolgendole tutti i piani. In questo libro, per la prima volta, Michelle Obama descrive gli inizi del matrimonio, le difficoltà nel trovare un equilibrio tra la carriera, la famiglia e la rapida ascesa politica del marito. Ci confida le loro discussioni sull’opportunità di correre per la presidenza degli Stati Uniti, e racconta della popolarità vissuta – e delle critiche ricevute – durante la campagna elettorale. Con grazia, senso dell’umorismo e una sincerità non comune, Michelle Obama ci offre il vivido dietro le quinte di una famiglia balzata all’improvviso sotto i riflettori di tutto il mondo e degli otto anni decisivi trascorsi alla Casa Bianca, durante i quali lei ha conosciuto meglio il suo Paese, e il suo Paese ha conosciuto meglio lei. “Becoming” ci conduce in un viaggio dalle modeste cucine dell’Iowa alle sale da ballo di Buckingham Palace, tra momenti di indicibile dolore e prove di tenace resilienza, e ci svela l’animo di una donna unica e rivoluzionaria che lotta per vivere con autenticità, capace di mettere la sua forza e la sua voce al servizio di alti ideali. Nel raccontare con onestà e coraggio la sua storia, Michelle Obama lancia una sfida a tutti noi: chi siamo davvero e chi vogliamo diventare?
 
Sullo sfondo dell’America lacerata dalla guerra di Secessione si snodano le storie delle protagoniste, tutte femminili, di questo romanzo divenuto da subito un classico amatissimo dal pubblico dei giovani lettori (e non solo). Le “piccole donne” del titolo sono le sorelle March. Quattro ragazze con caratteri molto diversi tra loro: Margaret, per tutti Meg, la maggiore, sedici anni, ha una passione inveterata per l’eleganza del bel mondo; Josephine, la scarmigliata, ribelle e anticonformista Jo, quindici anni, adora scrivere racconti e divorare libri; Elizabeth, detta Beth, tredici anni, timida al punto da non riuscire ad andare a scuola, molto dolce e con uno spiccato talento per la musica; Amy, la piccola di casa, dodici anni, capricciosa e vanesia, adora dipingere e disegnare ed è l’artista del gruppo. Basta leggere la prima pagina per immergersi nell’atmosfera casalinga di casa March: il chiacchiericcio fitto delle sorelle, gli echi di un mondo che fuori è pieno di gioia, le evasioni nel sogno. La bellezza di “Piccole donne” è tutta nel divampante incendio di un mondo che fu, il mondo delle illusioni fanciullesche, un mondo in cui la vita è ancora potenza e scrigno di ogni possibilità. Nell’affollarsi dei presagi all’ultima pagina del libro, quando le quattro sorelle, ognuna con un tono diverso, si dicono che non sarebbe possibile essere più felici di così, e nel dirlo riescono a fermare l’attimo, ma solo per poco; perché poi crescono. 
 
“Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.” Così Oriana Fallaci nella premessa a “Il sesso mutile”, il primo libro che pubblica con Rizzoli, nel 1961. L’anno precedente, inviata de “L’Europeo”, è in Oriente insieme al fotografo Duilio Pallottelli per un’inchiesta sulla condizione delle donne. È partita alla ricerca di tracce di felicità e nel libro racconta la sua esperienza: a Karachi in Pakistan assiste al matrimonio di una sposa bambina e si ribella all’idea delle donne velate; a New Delhi incontra Rajkumari Amrit Kaur, figura di grande potere in India, e le sembra che assomigli a sua nonna; in Malesia conosce le matriarche che vivono nella giungla; a Singapore c’è la scrittrice Han Suyin, che sente subito amica; a Hong Kong le cinesi non hanno più i piedi fasciati ma le intoccabili abitano ancora sulle barche, senza mai scendere a terra; a Tokio è smarrita di fronte all’impenetrabilità delle giapponesi e a Kyoto affronta il mistero delle geishe; alle Hawaii cerca invano i segni di un’esistenza originaria intatta. Il viaggio si conclude a New York, dove il progresso ha reso più facile la vita delle donne a confrontarsi con “un mondo di uomini deboli, incatenati a una schiavitù che essi stessi alimentano e di cui non sanno liberarsi”.
 
Brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno offerto da una rivista di moda, a New York Esther si sente «come un cavallo da corsa in un mondo senza piste». Intorno a lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock. Fortemente autobiografico, La campana di vetro narra con agghiacciante semplicità le insipienze, le crudeltà incoscienti, gli assurdi tabù che spezzano un’adolescenza presa nell’ingranaggio stritolante della normalità che ignora la poesia. Include sei poesie da “Ariel”.
 
Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in questo piccolo libro importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Le protagoniste de “L’amore rubato” combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo, l’amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo. Come Marina, che si ostina a cadere dalle scale, come Ale, che sceglie con sofferta determinazione di non far nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa, aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia attribuisce alla prima disobbedienza femminile. In tutte queste storie affilate e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare, Dacia Maraini racconta di un mondo diviso fra coloro che vedono nell’altro una persona da rispettare e coloro che, con antica testardaggine, considerano l’altro un oggetto da possedere e schiavizzare.
 
Controcorrente, strane, pericolose, esagerate, difficili da collocare. E rivoluzionarie. Sono le dieci donne raccontate in questo libro e battezzate da una madrina d’eccezione, la Morgana del ciclo arturiano, sorella potente e pericolosa del ben più rassicurante re dalla spada magica. Moana Pozzi, Santa Caterina, Grace Jones, le sorelle Brontë, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramovic, Shirley Temple, Vivienne Westwood, Zaha Hadid. Morgana non è un catalogo di donne esemplari; al contrario, sono streghe per le donne stesse, irriducibili anche agli schemi della donna emancipata e femminista che oggi, in piena affermazione del pink power, nessuno ha in fondo più timore a raccontare. Il nemico simbolico di questa antologia è la “sindrome di Ginger Rogers”, l’idea – sofisticatamente misogina – che le donne siano migliori in quanto tali e dunque, per stare sullo stesso palcoscenico degli uomini, debbano sapere fare tutto quello che fanno loro, ma all’indietro e sui tacchi a spillo. In una narrazione simile non c’è posto per la dimensione oscura, aggressiva, vendicativa, caotica ed egoistica che invece appartiene alle donne tanto quanto agli uomini. Le Morgane di questo libro sono efficaci ciascuna a suo modo nello smontare il pregiudizio della natura gentile e sacrificale del femminile. Le loro storie sono educative, non edificanti, disegnano parabole individuali più che percorsi collettivi, ma finiscono paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per tutte le altre donne. Nelle pagine di questo libro è nascosta silenziosamente una speranza: ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arriva una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l’orizzonte non saranno diventati la stessa cosa.
 
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.
 
In questo romanzo visionario dai toni fantascientifici, Naomi Alderman costruisce una perturbante distopia che è anche una parabola sul potere e sulle sue perversioni. In un tempo imprecisato ma molto vicino al nostro presente, nel mondo comincia all’improvviso a verificarsi uno strano fenomeno: prima le ragazze, e poi le donne in generale, sviluppano la capacità di infliggere dolore e morte tramite scariche elettriche emanate dalle loro mani e attivate da una misteriosa “matassa” collocata sulle clavicole. Si innesca cosi un’inedita gerarchia di potere – in cui gli uomini sono ridotti in schiavitù, seviziati e uccisi – che è anche un’imprevista evoluzione dei rapporti tra i sessi e l’impulso a un nuovo ordine globale, con esiti inarrestabili e catastrofici. “Ragazze elettriche” scompagina il racconto del futuro prossimo e penetra nelle vene della crudeltà che abita ineludibilmente, come uno stigma, la conquista e l’esercizio del potere.
 
Lara è una donna in crisi. Il marito l’ha abbandonata improvvisamente per una più giovane di lei. Disperata, lascia Milano e, su consiglio di un amico, parte per il Perù. A contatto con una cultura e un ambiente tanto differenti dai suoi, impara a scoprire se stessa, diventando forte, indipendente, femminile e saggia. Tata Sabino e Mama Maru, i suoi maestri curanderos, la guidano in un percorso iniziatico che la porterà a superare prove che prima pensava impossibili: domare e cavalcare animali selvaggi, andare in cerca di visioni nella foresta amazzonica, tuffarsi in lagune gelate, attraversare ponti sospesi sull’abisso, conoscere la sessualità sacra. Fino a scoprire e fare proprio un modo sconosciuto e più autentico di essere donna.
 
Emmeline Pankhurst fu I’ispiratrice della più dura battaglia per i diritti delle donne nella storia dell’Occidente. Nel 1903 fondò la Women’s Social and Political Union, un’organizzazione militante che ricorse a metodi di lotta estremi: incendi di chiese o edifici abbandonati, irruzioni nelle sedi istituzionali. sabotaggi di linee telefoniche, aggressioni a politici e poliziotti. Molte suffragette, tra cui la stessa Pankhurst,. subirono arresti e violenze. Quest’autobiografia fu completata agli inizi della Prima Guerra Mondiale, quando nell’interesse nazionale la battaglia suffragista fu temporaneamente sospesa. Nella prefazione la Pankhurst avverte. “La lotta per la piena emancipazione delle donne non è stata abbandonata. Quando il fragore delle armi cesserà, la richiesta verrà fatta di nuovo. Se non sarà accordata rapidamente, allora, ancora una volta, le donne prenderanno le armi che oggi hanno generosamente deposto. Non ci potrà mai essere una pace reale sulla terra finché alla donna, la metà materna della famiglia umana, non sarà data libertà nei consessi del mondo”.
 
Il libro-culto che ha cambiato la vita di milioni di donne. Attingendo alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali, Clarissa Pinkola Estés fonda una psicanalisi del femminile attorno alla straordinaria intuizione della Donna Selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.
 
Il libro è il tragico monologo di una donna che aspetta un figlio guardando alla maternità non come a un dovere ma come a una scelta personale e responsabile. Una donna di cui non si conosce né il nome né il volto né l’età né l’indirizzo: l’unico riferimento che viene dato per immaginarla è che vive nel nostro tempo, sola, indipendente e lavora. Il monologo comincia nell’attimo in cui essa avverte d’essere incinta e si pone l’interrogativo angoscioso: basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Piacerà nascere a lui? Nel tentativo di avere una risposta la donna spiega al bambino quali sono le realtà da subire entrando in un mondo dove la sopravvivenza è violenza, la libertà un sogno, l’amore una parola dal significato non chiaro. 
 
Una bambina di sei anni, chiacchierina e straordinariamente curiosa. Una scuola molto originale, in un vecchio vagone ferroviario, dove si impara attraverso il gioco. Un’autentica scuola di vita che cambierà l’esistenza di Totto-chan e dei suoi compagni, finché la Seconda Guerra Mondiale non metterà fine al sogno radendo al suolo la scuola.
Kimiko, giovane scrittrice di romanzi d’amore, esce con Goro. Una sera, dopo una visita all’acquario di Tokio per vedere i delfini, fanno l’amore, ma Kimiko capisce subito che la loro storia non ha futuro; Goro convive infatti con un’altra donna, più grande di lui e dalla quale non vuole separarsi. Kimiko decide allora di abbandonare Tokio per trovare rifugio in un tempio vicino al mare, dove conosce Mami, ragazza dalle doti soprannaturali. È da lei che viene a sapere di essere incinta. Le notti di Kimiko, i suoi sogni, si popolano di delfini, meravigliose creature che l’accompagnano, insieme ad Akane, la bambina che porta in grembo, verso un futuro che non si era immaginata. Un romanzo molto intimo, quasi privato, che apre una nuova area di esperienza emozionale del mondo di Banana Yoshimoto.
 
E per finire i grandi classici:
  • Orgoglio e pregiudizio
  • Cime tempestose
  • Jane Eyre
 
Disclaimer: Naturalmente tutti questi titoli sono altrettanto belli anche per un pubblico maschile.Non esiste una letteratura di genere. Questo elenco vuole racchiudere titoli a me cari perché trattasi di temi molto cari ed altrettanto dolorosi per il mondo femminile ma questo non esclude la possibilità ad un pubblico maschile di leggerli.
 
 
Un abbraccio,
Sara