Buon martedì cari lettori,
oggi vi parlo de La zona cieca di Chiara Gamberale,ristampato con una nuova cover dalla Feltrinelli Editore con una post postfazione meravigliosa di Walter Siti.
Genere: Narrativa
Feltrinelli Editore pagine 219 prezzo 15,00 |
Nel pomeriggio di un 29 febbraio, in uno scalcinato luna park, Lidia e Lorenzo si incontrano. Raro come il giorno che li ha fatti conoscere e fuori dal tempo come quel luna park, un sentimento li lega fin da subito, anche se all’apparenza non potrebbero essere più diversi da come sono: Lidia, conduttrice radiofonica di «Sentimentalisti Anonimi», è fin troppo abituata a guardare in faccia il suo dolore, Lorenzo, scrittore narcisista e inafferrabile, riesce a sopportare la vita solo ingannando se stesso e gli altri. Eppure il bisogno di essere amata di lei permette a Lorenzo di entrare in contatto con la sua zona cieca, cioè quella parte di noi dove ognuno è sconosciuto a se stesso. E la paura di amare di Lorenzo permette a Lidia di fare altrettanto. Proprio per questo, se cercarsi è per tutti e due naturale e necessario, stare insieme sembra impossibile e più Lorenzo mente, più Lidia si fa ossessiva, più Lidia chiede, più Lorenzo elude, illude e tradisce. Fino a che arrivano le lettere di Brian, un improbabile ex musicista che, per la prima volta, regala a Lorenzo la sensazione di potere ascoltare e a Lidia quella di venire ascoltata…
Dopo quasi dieci anni, torna in edizione maggiore il romanzo vincitore del Premio Campiello 2008, che ha visto il debutto di Lidia e Lorenzo: personaggi amatissimi dai lettori, che tornano più volte nell’opera di Chiara Gamberale.
”Ti rendi conto che è proprio questa mancata autorizzazione la nostra forza?Non esiste un dove,come lo chiami tu,senza la ricerca di un’uscita di sicurezza,senza la necessità di andarsene altrove,appunto.Ma noi invece siamo già altrove: e non abbiamo bisogno di niente.”
”Eppure la colpa forse è nostra, insomma, è di chi ha bisogno di idealizzare qualcuno, non di chi, poveraccio, non c’entra niente con quello che ci eravamo messi in testa noi senza nemmeno chiedergli il permesso.”