Buongiorno cari lettori,
oggi Intervista con l’autore Royston Vince Parliamo insieme del suo nuovo romanzo Demo. Una storia che sono certa vi farà battere il cuore.
Intervista con l’autore Royston Vince
S: Ciao Royston, bentornato su L’equazione dei libri! È passato qualche anno dal tuo primo libro di cui avevamo parlato e che trovate qui, ed oggi torni con il tuo nuovo romanzo ‘’Demo’’. Come è migliorata la tua scrittura? Ti senti un autore diverso rispetto al tuo primo libro?
R: Grazie, è bello parlare di nuovo con te. Sì, in parte sono diverso. Penso e certamente sento che la mia scrittura è migliorata dal punto di vista tecnico e pratico. Mi sento molto più sicuro della forma e del mio processo di scrittura. Questo libro, inoltre, ha beneficiato di un editing molto più deciso e ponderato. Tuttavia, non sono diverso, nel senso che la spinta a scrivere rimane invariata. La mia etica del lavoro è completamente autonoma: la mia scrittura è automotivata e non dipende da una scadenza. Continuo a scrivere in questa seconda lingua e continuo a fidarmi e a rispettare la mia “voce italiana”.
S: La storia raccontata in ‘’Demo’’ è una di quelle storie di cui amo leggere: quelle con protagonisti reali che cercano di divincolarsi dai problemi quotidiani cercando di trovare se stessi nel cammino. Come è partita l’idea di voler raccontare questa storia?
R: Ne sono davvero felice, Sara. Per me scrivere è tutta una questione di “voce”. Pertanto, l’idea – sarei tentato di dire anche necessità – di scrivere questo libro è nata ascoltando la voce di Antony. “Demo” iniziava con questa domanda: “Quando arrivai a Londra alla fine degli anni ’80, nel periodo in cui cercavo di diventare un musicista, cosa sarebbe potuto accadere se avessi preso decisioni diverse in momenti chiave della mia emergente vita professionale e personale?” Ciò ha prodotto la voce di un me stesso più giovane, un ventenne. Ho subito iniziato a scrivere per quello che ero in quel momento. Ho scritto per scoprire questa storia “alternativa”. La “demo” del titolo non si riferisce solo alla registrazione audio delle canzoni che Antony spera di “completare” facendole registrare “professionalmente”. Ma anche a lui, qualcuno che è anche un “demo”, o una “bozza” se preferite, in cerca di amore e di conferme.
S: Questa volta la vicenda viene narrata nella bella Londra ma siamo temporalmente nel 1988. Quanto di questi luoghi e tempo ti sono cari?
R: Luoghi come Shepherds Bush, Hammersmith, Soho e Wembley, dove si sono svolte le scene di così tante incredibili esperienze di vita, mi sono molto cari e sono profondamente legato ad essi. Da quando avevo circa 17 anni, ho cominciato a venire a Londra in treno per andare ai concerti. Vivevo davvero in mezzo al nulla, in campagna, quindi il contrasto tra il mio ambiente bucolico e l’immensa distesa urbana di Londra era piuttosto sorprendente. Ho visto molti concerti straordinari in luoghi grandi e piccoli in tutta la città. Queste prime esperienze sono state senza dubbio lo stimolo a prendere in mano una chitarra e poi, dopo anni di seri sforzi per padroneggiare lo strumento, a cercare un posto per me stesso nel mondo della musica e a Londra. Quindi la capitale mi è molto cara. E’, ovviamente, una grande città con milioni e milioni di persone. La sua lezione principale potrebbe infatti essere “che ce ne sono molti altri da dove vieni”, come ha sottolineato Gore Vidal. A Londra non importa se ci vivi oppure no. Non ha bisogno di te. Si è anonimi. Ma proprio qui sta la grande libertà dell’anonimato per seguire il proprio cammino. Ti dà ciò che Virginia Woolf ha giustamente riconosciuto correttamente come il grande beneficio dell’oscurità, quella condizione che è “ampie e libera” e che “permette alla mente di procedere senza ostacoli”. È una situazione ideale in cui forgiare la tua carriera e provare a vivere una vita che sia fedele a chi sei. Naturalmente penso anche che gli anni ’80 abbiano prodotto la migliore musica pop.
S: Quali sono le emozioni che vorresti provassero i lettori leggendo il tuo romanzo?
R: Non credo che vorrei imporre idee preconcette su come una lettrice o un lettore potrebbe sentirsi nel leggere questo libro. Il privilegio della lettrice o del lettore è quello di interpretare la storia dal proprio punto di vista o dalle proprie esperienze di vita. Ho ricevuto alcuni messaggi su “Demo” che hanno persino cambiato il modo in cui io ora percepisco “Demo”. Suppongo che questa sia la magia dei libri e il motivo per cui tutti li amiamo.
S: C’è un personaggio all’interno del romanzo che ti rappresenta, anche se in parte? Oppure sono tutti frutto della tua immaginazione?
R: Questa storia ha due filoni: l’educazione rurale di Antony nella campagna lontana dalla capitale e il suo tentativo di creare una vita completamente diversa a Londra come musicista. Entrambi hanno qualcosa a che fare con me, ma nessuno dei due rappresenta tutta la verità. Mi è piaciuto moltissimo immaginare il tipo di persone che Antony avrebbe incontrato nella sua fase a Soho e le scelte che avrebbe preso.
S: Ricordo a chi ci legge che oltre ad essere un musicista e scrittore, hai anche aperto un bookclub italiano a Londra. Qual è stato l’ultimo romanzo che avete letto e come hanno preso i partecipanti l’idea che presto avrebbero potuto leggere una tua seconda opera?
R: È vero, ho creato un gruppo di lettura italiana presso la London Library che ha una collezione italiana eccezionale. È diventata una parte molto importante della mia vita letteraria e di scrittura. L’ultimo libro che abbiamo letto è stato “Canne al vento” di Grazia Deledda che è, ovviamente, un romanzo meraviglioso e profondo che ha bisogno di essere letto e riletto per poter arrivare alle sue ricchezze più profonde. La mia scrittura ha poca importanza con questo gruppo. Ho fondato il gruppo principalmente per esplorare le meraviglie della letteratura italiana con persone affini.
Io ringrazio di cuore l’autore per aver deciso ancora una volta di aprirsi con me ma sopratutto con voi lettori. Credo fortemente nelle interviste. Amo farle e amo leggerle. E’ un modo diretto per conoscere il ”dietro le quinte” non solo del libro in questione ma sopratutto conoscere la penna dietro la storia in maniera pura, permettendoci di esplorare nuove chiavi di lettura.
Fermi dove andate? Pensate davvero che vi avrei lasciati senza una citazione tratta dal romanzo? Eccola qui, buona lettura!
“Avevo nello zaino le audiocassette che contenevano quelle che consideravo le mie canzoni migliori. Ancora una volta, sconosciuto e anonimo, stavo aspettando con altra gente alla fermata del 149. Mimetizzato sotto un aspetto “ordinario”, ero quasi indistinguibile dalle persone accanto a me.
Forse, chi mi avesse guardato con un po’ più di attenzione avrebbe potuto notare la mia espressione aperta e speranzosa, con un pizzico di malinconia quando sorridevo. Posso garantire però che nessuno sarebbe stato in grado di percepire la mia grande ambizione, il desiderio sfrenato, la travolgente volontà di farmi strada nel mondo. Avevo deciso che gli anni della deriva erano finiti. Avevo vissuto troppo a lungo nella mediocrità.”